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Stragi a Gaza, la verità manipolata da modelli comunicativi articolati

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    Stragi a Gaza, la verità manipolata da modelli comunicativi articolati

    Tratto da Senzasoste.it

    Il modello di costruzione delle news che ha unificato i tg di Rai e Mediaset nella copertura della crisi di Gaza viene da lontano.

    1. Il Glasgow Media Group e la Palestina

    Il Glasgow Media Group, una rete di accademici e ricercatori britannici che si occupa da oltre un trentennio di monitorare i media del Regno Unito, ha pubblicato nel 2006 un interessante testo di analisi sulla copertura che i media inglesi e scozzesi hanno dato al conflitto israelo-palestinese.
    La ricerca diretta da Greg Philo, uno dei teorici di punta del Glasgow Media Group, e da Mike Berry si chiama Bad News From Israel e non è ovviamente tradotta in Italia dove la saggistica sui temi riguardanti l’informazione risente sempre dell’influenza e del controllo della comunicazione politica istituzionale. Philo e Berry hanno coordinato un lavoro sia di analisi qualitativa che quantitativa, da parte dei ricercatori del Glasgow, su 200 differenti edizioni di tg di BBC one e ITV News, ritenuti rappresentativi del panorama mediale britannico monitorando il conflitto israelo-palestinese in un periodo che va dal 2000 al 2002. Allo stesso tempo sono state intervistate più di 800 persone sulla ricezione delle notizie date dalla televisione in quel periodo. Tra gli intervistati, oltre a telespettatori presi a campione dalla popolazione, c’erano anche specialisti del mondo dei media britannici come George Alagiah e Brian Hanrahan della BBC e Lindsey Hilsum di Channel Four e il regista Ken Loach. Questo per dare alla fase qualitativa delle interviste sia il taglio dell’approfondimento legato al tema della ricezione, e della interpretazione, delle notizie da parte della popolazione sia quello della formazione delle categorie critiche rispetto alla costruzione simbolica del reale operata dai media tramite le notizie. A parte la specificità del tema, se si parla di Israele nel nostro paese è facile incorrere nella incredibile accusa di “antisemitismo di sinistra”, un lavoro così sistematico, sofisticato nell’impianto categoriale che usa è ancora impensabile in Italia. Per diversi motivi: perché gli specialisti di comunicazione politica sono quasi tutti arruolati del mainstream, per lo stato di minorità teorica in materia di media di buona parte dell’informazione alternativa, perché in materia di equilibrio dell’informazione in tv in Italia il dibattito è drogato dalla questione del conflitto di interessi di Berlusconi e dall’illusione che una volta risolto questo conflitto le notizie possano tornare libere. Inoltre lavori come quello diretto da Philo e Berry in Italia rischiano di non trovare né editoria universitaria, strangolata dalle necessità di bilancio, né tantomeno editoria maggiore che deve sempre fare i conti, anche in quel campo, con la presenza di Berlusconi. Allo stesso tempo le autorità di controllo, nazionali e regionali, che commissionano lavori di monitoraggio della comunicazione lo fanno principalmente su criteri mainstream e non certo critici come quelli di Philo e Berry. E’ il classico circolo vizioso: in Italia l’intreccio tra media e politica produce la notizia generalista, le autorità di controllo, costituite dallo stesso intreccio, la monitorizzano secondo gli stessi criteri cognitivi che hanno prodotto questa notizia. E la situazione italiana è per adesso lontana dallo sbloccarsi: nelle recenti vertenze su scuola, università e Alitalia i movimenti i media li hanno semplicemente subiti senza capire che l’agenda setting dei tg è ormai la forza decisiva in ogni contrattazione sindacale, quella che sposta la bilancia a favore di istituzioni e imprenditori in ogni conflitto.

    2. I punti salienti della ricerca di Philo e Berry

    La ricerca diretta da Philo e Berry ha quindi un doppio valore: quello essere un lavoro critico e sistematico sui telegiornali come non ce ne sono in Italia, e quello di indicare lo standard di copertura e di ricezione delle notizie nel conflitto israelo-palestinese così come si è formato in questi anni nella BBC e che, come possiamo constatare, riassume gli stessi standard complessivi dell’informazione occidentale istituzionale in materia . Andiamo a vedere quindi i punti salienti dei risultati della analisi del lavoro diretto da Philo e Berry. Non prima di aver ricordato un fatto esemplare presente in questa ricerca: la stragrande maggioranza dei bambini uccisi durante la seconda intifada sono stati classificati nei tg britannici come vittime di crossfire, fuoco incrociato. Immaginate la dinamica reale, dei bambini che durante l’intifada tirano pietre all’esercito israeliano, e come è stata riportata la notizia: dei ragazzi sempre e inevitabilmente vittime di uno scontro a fuoco incrociato tra truppe israeliane e palestinesi. Con questi ultimi spesso rappresentati o come coloro che si fanno scudo dei bambini o come coloro che hanno scatenato gli incidenti che hanno prodotto il crossfire.

    Ecco i risultati salienti della ricerca diretta da Philo e Berry

    1) Sul piano della percezione delle notizie nei tg monitorati, gli spettatori intervistati si sono detti confusi nella ricezione dell’insieme del conflitto mentre allo stesso tempo hanno assimilato chiaramente gli argomenti e i linguaggi espressi nei comunicati ufficiali del governo israeliano. Questo anche a causa del fatto che, mediamente, gli israeliani sono stati intervistati oltre il 100% in più delle volte rispetto ai palestinesi e in un contesto di interviste più chiaro e approfondito.

    2) Nell’insieme delle cronache e dei commenti è largamente maggioritaria la presenza dei commenti ufficiali del governo di Israele. Sul primo canale della BBC è stata norma intervistare due israeliani ogni palestinese. A supporto delle tesi israeliane sono stati intervistati una serie di parlamentari Usa apertamente a favore di Israele. Quest’ultima categoria di intervistati sulla questione israelo-palestinese è apparsa su BBC one più di qualsiasi altro parlamentare non britannico sullo stesso tema e in misura almeno due volte superiore a quella di qualsiasi parlamentare britannico intervistato sul tema.

    3) Un altro grande fattore di confusione, per gli spettatori intervistati, è stata l’assenza di contestualizzazione storica del conflitto israelo-palestinese. Di conseguenza, buona parte degli spettatori britannici non sapeva neanche “chi” stesse effettivamente occupando i territori occupati, se gli israeliani o addirittura i palestinesi. Praticamente nessuno sapeva che gli israeliani controllano acqua e risorse dei palestinesi. Diversi spettatori intervistati credevano che i palestinesi volessero occupare territori israeliani facendogli fare la fine dei “territori già occupati dai palestinesi”

    4) Siccome non è presente nessuna ricostruzione storica degli eventi, la tendenza dei telespettatori intervistati è di concepire gli eventi come “iniziati” con l’azione dei palestinesi. Quindi praticamente qualsiasi battaglia o incidente in corso viene concepito dai telespettatori come iniziato dai palestinesi con successiva risposta israeliana. Gli storici del futuro avranno così enormi problemi a sostenere tesi differenti da questa versione, ormai implementata nella percezione generale dello scontro israelo-palestinese. Come dice un ventenne intervistato dal Glasgow Media Group “pensi sempre che i palestinesi siano gente aggressiva dopo quello che hai visto in tv”.

    5) Nella costruzione delle notizie gli insediamenti dei coloni sono sempre rappresentati come comunità vulnerabili piuttosto che come istituzioni che hanno un ruolo decisivo nell’occupazione dei territori. Come riportato da Bad News from Israel i coloni occupano il 40% del West Bank. La grande maggioranza dei telespettatori intervistati non solo non aveva alcuna idea di questa percentuale ma si è sempre rappresentata gli insediamenti di coloni come quella di piccoli gruppi isolati entro un enorme territorio palestinese.

    6) Una netta differenza di enfasi nella rappresentazione delle morti israeliane rispetto a quelle palestinesi (che, durante la seconda intifada, sono state almeno tre volte superiori a quelle israeliane). Nella settimana del marzo 2002 in cui più alto in assoluto è stato il numero dei decessi palestinesi è stato dato comunque più spazio, in termini di minuti e di rilievo della notizia, alle morti israeliane. I termini quali “macelleria”, “atrocità”, “brutale assassinio”, “selvaggio omicidio a sangue freddo” sono stati usati per definire solo omicidi di cittadini israeliani e mai, in nessun caso statistico quindi, per definire l’uccisione di palestinesi. Per i bambini palestinesi, come abbiamo visto, c’è il metodo di definirli come vittime del fuoco incrociato. Originato dai palestinesi. Diversi telespettatori intervistati sulla percezione del fenomeno mediato dalle news hanno detto che “le vittime israeliane sono in numero almeno cinque volte superiori a quelle palestinesi”. Un sovvertimento della realtà statistica di tipo spettacolare.

    Gli impressionanti risultati di questo lavoro di Philo e Berry mostrano una copertura mediale di applicazione fatta di disinformazione e propaganda lunga due anni e coestensiva con tutta la fase acuta della seconda intifada. E stiamo parlando della BBC, un media che, anche in questi anni, ha saputo mantenere caratteri di indipendenza essendo risultato per questo estremamente sgradito al governo Blair prima, dopo e durante l’invasione dell’Iraq del 2003, appena un anno dopo i fatti rilevati dal Glasgow Media Group. La BBC nel caso israelo-palestinese, ovviamente per decisione congiunta tra piano politico istituzionale e quello mediale editoriale che non è stata così salda sulla questione Iraq, rappresenta quindi un modello di come queste tattiche di costruzione della notizia possano applicarsi sistematicamente e con pieno successo alla disinformazione e alla propaganda in materia di comprensione del conflitto, di rapporti di forza tra le parti e la sostanza delle posizioni politiche, toccando persino la stessa comprensione geografica della zona e la proporzione del numero di morti tra gli schieramenti.
    Questo genere di tattiche, di cui il testo di Philo e Berry rappresentano eloquente capacità di comprensione, non è però isolabile al solo conflitto israelo-palestinese. Si tratta infatti di un corpo di applicazioni mediali in materia di disinformazione e propaganda che, pur essendosi formate durante gli anni ’80 nel mondo occidentale (si veda la vicenda della copertura mediale della guerra delle Falkland), trovano una diffusione e una legittimazione globale nel periodo della prima guerra del golfo all’inizio degli anni ’90. La caduta del muro di Berlino ha avuto come conseguenza anche l’unificazione della comunicazione televisiva e, con la guerra del Golfo del ’91, questo genere di tattiche ha trovato una legittimazione nel sistema mediale del nuovo mondo delle comunicazioni. L’applicazione al caso israelo-palestinese da parte della BBC non rappresenta quindi l’anomalia ma la norma di un genere di tattiche di costruzione del reale da parte del media mainstream ufficiale di tipo occidentale. Che a partire dall’inizio degli anni ’90 si è costruito come egemonia e norma linguistica delle infrastrutture tecnologica di senso delle comunicazioni globali.

    3. Il caso italiano

    Nel caso italiano possiamo tranquillamente affermare che questo modello di costruzione delle notizie, e quindi della realtà, sia applicabile non solo nei punti salienti rilevati nel lavoro diretto da Philo e Berry ma anche in quelli della recezione da parte dalla popolazione del nostro paese in termini simili rispetto a quella britannica. I sei punti emersi dallo studio del Glasgow Media Group, sia nell’aspetto di costruzione delle notizie che in quello della loro ricezione, rappresentano quindi una formidabile anticipazione su come i media italiani tratteranno la questione israelo-palestinese e di come nel nostro paese questo sarà recepito per tutto il conflitto apertosi di recente. Basta rileggere le categorie emerse in Bad News From Israel per poter classificare le notizie dei tg di questi giorni, sia del servizio pubblico che delle tv private, nel novero delle tattiche di propaganda e disinformazione operate a favore di una percezione positiva dell’agire dello stato di Israele nel conflitto.
    Possiamo dire che in Italia l’attenzione all’applicazione delle tattiche di disinformazione e di propaganda sulla vicenda di Gaza è cominciata prima del conflitto. Infatti, la notizia dell’imminente attacco a Gaza, quando sui tg tedeschi aveva già preso piede entro una copertura internazionale degli effetti della crisi, è stata abbondatemente sepolta sotto le notizie dedicate al maltempo e all’interruzione dei sentieri di montagna e rappresentata unanimemente come “operazione chirurgica”, limitata, di breve durata ed escludente la popolazione nei suoi effetti. Il fatto che la breve durata dell’operazione sia stata smentita dallo stesso governo israeliano il giorno dopo, senza che i tg italiani abbiano dato notizia di questa contraddizione, mostra il doppio lavoro fatto a favore di Israele da parte dei tg italiani a reti unificate. Il primo neutralizzando la portata della notizia dell’attacco a Gaza , tenendo così calma l’opinione pubblica italiana ed evitando l’ ”effetto concerto” a livello di attenzione dell’ opinione pubblica europea, il secondo evitando di contraddire il governo israeliano su una contraddizione palese rispetto a dichiarazioni così importanti.
    Il giorno dell’attacco israeliano a Gaza, viste queste premesse, ha rappresentato una delle tante Caporetto della libertà di informazione in Italia. Per rappresentare l’attacco chirurgico il media mainstream italiano ha estrapolato 155 (sui 200 complessivi) morti tra la polizia palestinese battezzandoli come “la polizia di Hamas”, quando invece si tratta di giovani universitari che si arruolano nella polizia municipale per sfuggire alla disoccupazione e che non sono inquadrabili come Hamas. Il capo della polizia municipale deceduto è stato frettolosamente ribattezzato come “il capo della polizia di Hamas” per dare l’idea del fatto che era stato colpito un bersaglio eccellente e che, insomma, “solo” 45 morti su 200 bersagli colpiti possono essere classificati come effetti collaterali di una operazione chirurgica. In realtà secondo fonti della cooperazione internazionale si è semplicemente sparato nel mucchio, compresa una scuola elementare, e nessun obiettivo sensibile o capo storico di Hamas è stato colpito il primo giorno. Del resto la verità non la si può dire: se si vuol colpire una organizzazione bisogna fare terra bruciata del consenso che ha dalla popolazione circostante. Come è stato sperimentato nella “missione di pace” afghana, quella tenuta in piedi dal centrodestra e dal centrosinistra, dove si bombardano i villaggi per suggerire, ai villaggi restanti, che è meglio non dare solidarietà alla resistenza.
    Una volta costruita, anche se in maniera approssimativa, l’operazione chirurgica i tg unificati sono passati a rappresentare le reazioni politiche. Nei tg italiani la sproporzione, due israeliani intervistati ogni palestinese, tenuta dalla BBC è stata abbondantemente sorpassata. Nel tg1 delle 20,00 di sabato 27 il monologo delle posizioni ufficiali del governo israeliano è stato interrotto da un brevissimo flash di un rappresentante di Hamas che è stato solo citato nella seguente frase “è stata una provocazione” senza possibilità di far aggiungere una lettura dei fatti da parte di quella che è comunque una componente del conflitto. Ma dopo le posizioni politiche delle parti in conflitto, rappresentate in modo così sbilanciato, si è passati alla fase del commento. Il tg1 ha intervistato una giornalista del Corriere della Sera che ha semplicemente ripetuto le tesi del governo israeliano aggiungendo persino un beffardo “la guerra in fin dei conti fa comodo anche ad Hamas perché la popolazione palestinese tende a stringersi attorno a chi è attaccato”.
    L’aspetto sicuramente caratteristico dei media italiani sta poi nel fatto che non sono neanche in grado di mantenere le forme. L’inviato dal fronte del tg1 delle 13,30 di domenica 28 ha testualmente detto in diretta “cito direttamente le conclusioni del briefing riservato delle forze militari israeliane al quale ho avuto l’onore di partecipare”. Siccome i briefing riservati in momenti di crisi si fanno solo con i media strettamente amici, il giornalista italiano non si è reso probabilmente conto dell’enormità che ha detto in diretta: ha semplicemente sputtanato il ruolo di imparzialità apparente, buona norma di ogni giornalista schierato che fa lavoro di propaganda, per l’ansia di rivelare uno scoop. Del resto nella serata del 28 la Rai ha trasmesso una intervista praticamente a reti unificate del ministro degli esteri israeliano, futuro candidato a primo ministro.
    Nel circuito ufficiale dei media italiani si somma quindi la consolidata propaganda usata su temi nazionali, in funzione anche nettamente antisindacale, a quella di tipo internazionale. E quest’ultima è leggibile e riconoscibile secondo modelli consolidati dall’inizio degli anni ’90 e che sono stati isolati dalla ricerca del Glasgow Media Group in questo lavoro sulla copertura britannica delle notizie sul conflitto israelo-palestinese.
    E qui tanto per sparare sulla croce rossa bisogna ricordare che il centrosinistra, nelle sue varie articolazioni, in quasi un quindicennio dopo il referendum del ’95 sulla concentrazione proprietaria delle tv, ha mai messo in discussione questo sistema di integrazione tra politica e notizie sia sul piano nazionale che su quello internazionale. Perché né è parte integrante. Per questo l’emergenza democratica dell’informazione in Italia non ha mai fatto veramente parte dell’agenda politica mainstream.
    Viene quindi da lontano il modello sovranazionale di copertura delle notizie: oltre a influenzare l’opinione pubblica, strutturare la percezione dei fatti quando i partiti sono televisivi (ovvero sempre) detta direttamente l’agenda politica. E inoltre influenza la politica estera perché questa la si fa sempre sul modo di coprire televisivamente i fenomeni. Non a caso una copertura televisiva globale sostanzialmente favorevole alla guerra all’Iraq ha favorito politicamente l’invasione del 2003, nonostante che l’opinione pubblica mondiale fosse contraria. Il modello di integrazione tra politica e media è questo: applicare tattiche di disinformazione e di propaganda alle notizie. Se l’opinione pubblica le recepisce bene, se no agire ugualmente. Tanto alla lunga l’opinione pubblica sfavorevole si disgrega mentre i media agiscono tutti i giorni plasmando e rimodulando la realtà politica.
    E’ d’obbligo un parere da rivolgersi alle organizzazioni che si occupano di solidarietà con la Palestina, in questo contesto. A nostro avviso si tratta di intensificare le manifestazioni sotto la Rai e sotto Mediaset pretendendo di contrattare l’agenda setting delle notizie, delegittimando il ruolo di informazione di queste sedicenti televisioni. La solidarietà con la popolazione palestinese passa oggi da ciò che circola su antenne e parabole satellitari.
    - "Essere studenti vuol dire avere dei diritti, essere del LINK vuol dire difenderli!"


    #2
    Davvero assurdo. Aggiungerei questo pezzo scritto da Vittorio Arrigoni in risposta a questa schifosa manipolazione dell'informazione. Ci è stato detto che tra i 200 morti dell'altro giorno non ci sono vittime civili, ci hanno parlato di "basi di Hamas" distrutte quando invece si tratta della sede della polizia del ministero degli Interni, che ospitava un corso di addestramento per nuove, giovani, reclute delle forze dell’ordine. Dunque, non c’erano resistenti o combattenti vari, ma ragazzini disoccupati che si erano arruolati in polizia, come fanno molti italiani del nostro sud.

    Vittorio Arrigoni (che a differenza dei nostri giornalai si trova a Gaza, sotto le bombe) scrive:
    Un messaggio cordiale di fine anno a tg1 tg2 rete 4 canale 5 italia uno, Claudio Pagliara su tutti,
    ma anche il tg3:
    ANDATE A FARE IN C**O.

    Siamo sotto le bombe a Gaza,
    e molte sono cadute a poche centinaia di metri da casa mia.

    E amici miei,
    ci sono rimasti sotto.

    Siamo a 160 morti sinora,
    una strage senza precedenti.

    Terroristi?
    Hanno spianato il porto , dinnanzi a casa mia
    e raso al suolo le centrali di polizia.

    Mi riferiscono che i media italiani tutti in toto danno per buono il comunicato militare israeliano di base terroristiche bombardate.
    Cazzate.
    Li ho conosciuto, questi ragazzi,
    li ho salutati tutti i giorni recandomi al porto per pescare coi pescatori palestinesi, o la sera per recarmi nei caffè del centro.
    Diversi li conoscevo per nome. Un nome, una storia, una famiglia.

    Sono giovani, diciotto ventanni,
    per lo più che se ne fottono di Fatah e Hamas,
    che si sono arruolati nella polizia per poter aver assicurato un lavoro in una Gaza che sotto assedio ha l'80 perce tno di popolazione disoccupata.

    Aprite le orecchie,
    colletti bianchi della disinformazione occidentale.
    Queste divise ammazzate oggi (senza contare le decine di civile che si trovavano a passare per caso, molti bambini stavano tornando a casa da scuola)
    sono i nostri poliziotti di quartiere.
    Se ne stavano tutti i giorni dell'anno a presidiare la stessa piazza,
    la stessa strada,
    li ho presi in giro solo ieri notte per come erano imbaccuccati per riparsi dal freddo,
    dinnanzi a casa mia.

    Non hanno mai sparato un colpo verso Israele,
    ne mai lo avrebbero fatto, non è nella loro mansione.
    Si occupano della sicurezza interna,
    e qui al porto siamo ben distanti dai confini israeliani.

    Ho una videocamera con me ma sono un pessimo cameraman,
    perchè non riesco a riprendere i corpi maciullati e i volti in lacrime.
    Non ce la faccio.
    Non riesco perchè sto piangendo anche io.

    Ambulanze e sirene in ogni dove,
    in cielo continuano a sfrecciaree i caccia israeliani con il loro carico di terrore e morte.
    Devo correre,
    all'ospedale AL Shifa necessitano di sangue.

    non sono umani,
    credo che non lo siano mai stai.

    V.


    Ad onor del vero bisogna dire che l'altro giorno solo il tg de La7 delle 20 ha mandato in onda un servizio realistico sui bombardamenti israeliani contro la Striscia.
    Ultima modifica di Andrea UT2; 03/01/2009, 16:52.
    _____________________

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      #3
      quella del blog di Vittorio è un'ottima segnalazione.
      - "Essere studenti vuol dire avere dei diritti, essere del LINK vuol dire difenderli!"

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        #4
        ecco un esempio di ciò che non ci verrà mai raccontato nei Tg:

        Eccidio sionista: 70 membri di una famiglia chiusi in una casa e bombardati dall'esercito di Israele.

        Gaza - Infopal. Una famiglia intera massacrata, fatta a pezzi: 70 persone uccise a sangue freddo dall’esercito di occupazione israeliano nel quartiere di az-Zaitun. E' successo, ieri, domenica, ma l'eccidio è stato scoperto solo oggi, lunedì.

        Naeb as-Sammuni di 25 anni, sopravvissuto, ha raccontato: "Le forze di occupazione israeliane, penetrate a est del quartiere az-Zaitun, hanno radunato decine di membri della mia famiglia in una sola casa di 180 metri quadrati, poi l’hanno bombardata per dieci minuti".

        Il cittadino, che ha visto sterminare tutta la famiglia, ha aggiunto: "Dopo averli bersagliati di bombe, la casa si è trasformata in un lago di sangue. C'è chi è morto subito, chi è rimasto ferito ed è morto dissanguato".

        As-Sammuni ha spiegato che le forze di occupazione sioniste hanno impedito l’arrivo delle ambulanze per soccorrere i membri della famiglia massacrata, nonostante gli appelli della Croce Rossa: molti sono rimasti a sanguinare per 24 ore e solamente questa mattina sono sopraggiunti i soccorsi.

        Nell'eccidio, ha raccontato Naeb, sono morte sua moglie Hanan, sua figlia Huda, sua madre Rizqa, e la maggior parte dei suoi fratelli e dei suoi cugini.

        Il dott. Haitham Dababesh, che era tra i soccorritori dell’ospedale ash-Shifa di Gaza, ha dichiarato che da ieri sera, cioè dal momento del bombardamento della famiglia as-Sammuni, "abbiamo coordinato i soccorsi con la Croce Rossa, ma non siamo risusciti a raggiungerli fino a questa mattina".

        I soccorritori, al loro arrivo, hanno trovato una situazione terribile: un vero massacro, molte vittime. Il dott. Dababeh ha aggiunto che la sala di attesa dell’ospedale ash-Shifa, il più grande di Gaza, non riusciva a contenerle tutte.

        Nel quartiere az-Zaitun si temono altri massacri: quell'area è nel mirino del fuoco israeliano sia da terra sia dal cielo. Gli abitanti temono per la loro vita e non riescono ad abbandonare le loro case minacciate di uccisione di massa.
        _____________________

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          #5
          poi si chiedono come mai ci sia la ribellione violenta... che schifo!
          - "Essere studenti vuol dire avere dei diritti, essere del LINK vuol dire difenderli!"

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            #6
            Vittorio Arrigoni: fionde contro bombe al fosforo bianco
            08/01/2009


            "Prendi dei gattini, dei teneri micetti e mettili dentro una scatola" mi dice Jamal, chirurgo dell'ospedale Al Shifa, il principale di Gaza, mentre un infermiere pone per terra dinnanzi a noi proprio un paio di scatoloni di cartone, coperti di chiazze di sangue. "Sigilla la scatola, quindi con tutto il tuo peso e la tua forza saltaci sopra sino a quando senti scricchiolare gli ossicini, e l'ultimo miagolio soffocato." Fisso gli scatoloni attonito, il dottore continua "Cerca ora di immaginare cosa accadrebbe subito dopo la diffusione di una scena del genere, la reazione giustamente sdegnata dell'opinione pubblica mondiale, le denunce delle organizzazioni animaliste..." il dottore continua il suo racconto e io non riesco a spostare un attimo gli occhi da quelle scatole poggiate dinnanzi ai miei piedi. "Israele ha rinchiuso centinaia di civili in una scuola come in una scatola, decine di bambini, e poi la schiacciata con tutto il peso delle sue bombe. E quale sono state le reazioni nel mondo? Quasi nulla. Tanto valeva nascere animali, piuttosto che palestinesi, saremmo stati più tutelati."
            A questo punto il dottore si china verso una scatola, e me la scoperchia dinnanzi. Dentro ci sono contenuti gli arti mutilati, braccia e gambe, dal ginocchio in giù o interi femori, amputati ai feriti provenienti dalla scuola delle Nazioni Unite Al Fakhura di Jabalia, più di cinquanta finora le vittime. Fingo una telefonata urgente, mi congedo da Jamal, in realtà mi dirigo verso i servizi igienici, mi piego in due e vomito. Poco prima mi ero intrattenuto in una discussione con il dottor Abdel, oftalmologo, circa i rumors, le voci incontrollate che da giorni circolano lungo tutta la Striscia secondo le quali l'esercito israeliano ci starebbe tirando addosso una pioggia di armi non convenzionali, vietate dalla Convenzione di Ginevra. Cluster bombs e bombe al fosforo bianco. Esattamente le stesse che l'esercito di Tsahal utilizzò nell'ultima guerra in Libano, e l'aviazione USA a Falluja, in violazione delle le norme internazionali. Dinnanzi all'ospedale Al Auda siamo stati testimoni e abbiamo filmato dell'utilizzo di bombe al fosforo bianco, a circa cinquecento metri da dove ci trovavamo, troppo lontano per essere certi che sotto gli Apache israeliani ci fossero dei civili, ma troppo tremendamente vicino a noi. Il Trattato di Ginevra del 1980 prevede che il fosforo bianco non debba essere usato direttamente come arma di guerra nelle aree civili, ma solo come fumogeno o per l'illuminazione. Non c'è dubbio che utilizzare quest'arma sopra Gaza, una striscia di terra dove si concentra la più alta densità abitativa del mondo, è già un crimine a priori. Il dottor Abdel mi ha riferito che all'ospedale Al Shifa non hanno la competenza militare e medica, per comprendere se alcune ferite di cadaveri che hanno esaminato siano state prodotte effettivamente da proiettili al fosforo bianco. A detta sua però, in venti anni di mestiere, non ha mai visto casi di decessi come quelli portati all'ospedale nelle ultime ore. Mi ha spiegato di traumi al cranio, con fratture a vomere, mandibola, osso zigomatico, osso lacrimale, osso nasale e osso palatino che indicherebbero l'impatto di una forza immensa con il volto della vittima. Quello che ha detta sua è totalmente inspiegabile, è la totale assenza di globi oculari, che anche in presenza di traumi di tale entità dovrebbe rimanere al loro posto, almeno in tracce, all'interno del cranio. Invece stanno arrivando negli ospedali palestinesi cadaveri senza più occhi, come se qualcuno li avesse rimossi chirurgicamente prima di consegnarli al coroner. Israele ci ha fatto sapere che da oggi ci è generosamente concessa una tregua ai suoi bombardamenti di 3 ore quotidiane, dalle 13 alle 16. Queste dichiarazioni dei vertici militari israeliani vengono apprese dalla popolazione di Gaza, con la stessa attendibilità dei leaders di Hamas quando dichiarano di aver fatto strage di soldati nemici. Sia chiaro, il peggior nemico dei soldati di Tel Aviv sono gli stessi combattenti sotto la stella di Davide. Ieri una nave da guerra al largo del porto di Gaza, ha individuato un nutrito gruppo di guerriglieri della resistenza palestinese muoversi compatto intorno a Jabalia e ha cannoneggiato. Erano invece dei loro commilitoni, risultato: 3 soldati israeliani uccisi, una ventina i feriti. Alle tregue sventolate da Israele qui non ci crede ormai nessuno, e infatti alle 14 di oggi Rafah era sotto l'attacco degli elicotteri israeliani, e a Jabalia l'ennesima strage di bambini: tre sorelline di 2, 4, e 6 della famiglia Abed Rabbu. Una mezz'ora prima sempre a Jabilia ancora una volta le ambulanze della mezzaluna rossa sotto attacco.Eva e Alberto, miei compagni dell'ISM, erano sull'ambulanza, e hanno videodocumentato l'accaduto, passando poi i video e le foto ai maggiori media. Hanno gambizzato Hassan, fresco di lutto per la morte del suo amico Araf, paramedico ucciso due giorni fa mentre soccorreva dei feriti a Gaza city. Si erano fermati a raccogliere il corpo di un moribondo agonizzante in mezza alla strada, sono stati bersagliati da una decina di colpi sparati da un cecchino israeliano. Un proiettile ha colpito alla gamba Hassan, e ridotto un colabrodo l'ambulanza. Siamo arrivati a quota 688 vittime, 3070 i feriti, 158 i bambini uccisi, decine e decine i dispersi. Solo nella giornata di ieri si sono contati 83 morti, 80 dei quali civili. Il computo delle vittime civile israeliane, fortunatamente, è fermo a quota 4. Recandomi verso l'ospedale di Al Quds dove sarò di servizio sulle ambulanze tutta la notte, correndo su uno dei pochi taxi temerari che zigzagando ancora sfidano il tiro a segno delle bombe, ho visto fermi ad una angola di una strada un gruppo di ragazzini sporchi, coi vestiti rattoppati, tali e quali i nostri sciuscià del dopoguerra italiano, che con delle fionde lanciavano pietre verso il cielo, in direzione di un nemico lontanissimo e inavvicinabile che si fa gioco delle loro vite. La metafora impazzita che fotografa l'assurdità di questa di tempi e di questi luoghi.
            Restiamo umani."

            Vik

            Continua lo stermino dei palestinesi nella Striscia di Gaza ormai ribattezzata "Il Nuovo Ghetto di Varsavia". Resto basito nel vedere come il popolo Israeliano così martoriato nella sua storia, un popolo che ha subito il dramma dell'olocausto sia in grado di macchiarsi di crimini orrendi, sia in grado di ammazzare in poco più di due settimane più di 150 bambini innocenti. Tra pochi giorni ci sarà la giornata della memoria per commemorare tutte le vittime della Shoà. Massimo rispetto per loro e profondo disprezzo per i crucchi assasini però bisogna anche dire che in questi giorni i figli e i nipoti di tutti coloro che, per mano tedesca, sono morti in quei terribili anni oggi si stanno macchiando degli stessi crimini.

            Una nota a margine vorrei dedicarla ad uno dei nostri politicanti compagni di merenda di Silvio nonchè Ministro degli Esteri On. Frattini.
            Ha dichiarato: "Non si può trattare con Hamas", perché il gruppo radicale palestinese "non è un interlocutore" bensì "è il problema" Secondo Frattini, è Hamas che ha "causato il conflitto" in corso nella Striscia di Gaza, e che addirittura "usa scudi umani", servendosi "di bambini e di civili"; e ciò, ha aggiunto il titolare della Farnesina, "provoca anche tragici errori" da parte d'Israele, che pure "sa di doverli evitare"
            Ora, caro mio ministro delle mie ..... le vorrei tanto ricordare che Hamas si trova a governare quel popolo perchè ha vinto le elezioni in maniera democratica ( Non c'è stata alcuna marcia su Gaza) e se la gente ha deciso di votare un partito militarista un motivo c'è, forse saranno stanchi...

            FREE GAZA
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              #7
              Obiettivo raggiunto per gli israeliani: 1001 (Terroristi) morti in appena 17 giorni di offensiva,4500 (Terroristi) feriti. 303 bambini (Terroristi) uccisi e 100 donne (terroriste) ammazzate.
              Saranno contenti ora? E l'Occidente davanti a questo genocidio rimane impassibile.
              Le navi con aiuti umanitari dirette a Gaza vengono bloccate dalla marina israeliana mentre in queste ore dalla Grecia partirà una nave Statunitense con un carico di armi e munizioni dirette a Israele.
              Noi continuiamo a dormire... shhhhhh!!
              Ultima modifica di Andrea UT2; 14/01/2009, 20:02.
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                #8
                Ecco un terrorista.
                La democrazia israeliana si è difesa, ora il mondo e la libertà sono salvi

                http://photos-e.ak.fbcdn.net/photos-...99228_1427.jpg
                - "Essere studenti vuol dire avere dei diritti, essere del LINK vuol dire difenderli!"

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                  #9
                  Filastin libera.
                  Never Let Monkeys Eat Bananas.

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                    #10
                    Dibattito sulla Palestina

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                      #11
                      spero davvero di riuscire a tornare in tempo per venire all'incontro..
                      - "Essere studenti vuol dire avere dei diritti, essere del LINK vuol dire difenderli!"

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                        #12
                        A Gaza fare l'amore sotto le bombe...

                        Fare l'amore sotto le bombe. Ricordo un amico di Nablous che mi spiegava quanto fosse difficile ritagliarsi un momento di intimità con la propria moglie durante l'occupazione. Una sera mentre se ne stavano teneramente abbracciati un proiettile si era conficcato sulla testiera del letto, ad un palmo dalle loro teste. Di amoreggiare sotto le bombe a Gaza in questi giorni non se parla proprio, e anche il futuro coniugale per le giovani coppie palestinesi si presuppone alquanto difficile, essendo in moltissimi ad avere perso la casa e ora a vivere costretti ammassati nelle scuole dell'UNRWA o stipati con altre 20 persone in un minuscolo appartamento. "Oggi è sabato, stasera a Tel Aviv le giovani coppie vanno a divertirsi nelle discoteche o in spiaggia mentre qui noi non riusciamo neanche a fare l'amore nei nostri letti", mi dice Wissam, che si è sposato a novembre. "Le luce stroboscopiche però ce le abbiamo anche noi" e mi indica una serie di lampi a Sud, segno di bombardamenti in corso. Ragazzi come Wissam, diciannovenne, diventano padri molto precocemente e già arrivati alla mezza età sono nonni, consci che questa è l'unica immortalità per la Palestina. Mentre dall'esterno si vocifera di una tregua, accettata da Hamas e ancora una volta rispedita al mittente da Israele, gli ultimi due giorni hanno evidenziato una impennata di bombardamenti e conseguenti vittime civili, ieri più di 60 uccisi, una decina fuori da una moschea nell'ora della preghiera. Ciò che preoccupa maggiormente i palestinesi è un cessate il fuoco senza una contemporanea riapertura dei valichi di frontiera. Prima ancora per far filtrare i materiali per la ricostruzione servono alimenti, e far fuoriuscire i feriti gravi. Gli ospedali sono al collasso, lungo tutta la Striscia hanno una capienza massima di circa 1500 posti letto, i feriti al momento in cui scrivo sono 5320. Desta inoltre sfiducia nell'opinione pubblica palestinese l'aver affidato il ruolo d'intermediario all'Egitto, leadership notoriamente servile ai voleri d'Israele. "Perché non si è chiesta l'intermediazione di un paese europeo? Per la risoluzione del conflitto fra Israele e Hezbollah fu fondamentale il ruolo della Germania, paese veramente neutrale", mi dice sconsolato Hamza, professore universitario. Questa mattina ancora una volta centrata dai tanks israeliani una scuola dell'ONU, a Beit Lahiya, nord della Striscia di Gaza. 14 feriti e due fratellini di 5 e 7 anni ammazzati, Bilal e Mohammed Al-Ashqar; la loro mamma è sopravvissuta ma ha perso entrambe le gambe. Insieme ad altre migliaia di persone (42mila) si erano rifugiate nella scuole dopo che Israele aveva intimato l'evacuazione dalle loro case. Ritenevano di essere al sicuro, esattamente come i 43 profughi sterminati Il 6 gennaio scorso nel massacro della scuola dell'UNRWA a Jabilia. "Questi due bambini erano innocenti, senza dubbio, così come non c'è dubbio che siano morti", ha dichiarato il capo dell'ONU a Gaza, John Ging, che da giorni instancabilmente continua a denunciare i crimini di guerra compiuti dai soldati israeliani, invano. I generali israeliani si apprestano a dichiarare al mondo "missione compiuta". Sono tornato sulle macerie di Tal el Hawa , la parte ancora in piedi dell'ospedale dato alle fiamme dai soldati ha ripreso a funzionare come pronto soccorso e base logistica per le ambulanze. Dai palazzi seriamente danneggiati continuano a trarre fuori feriti da giorni imprigionati fra le rovine. All'ospedale Shifa è ricoverato un bambino di nome Suhaib Suliman, unico superstite di una famiglia di 25 sterminata. Una ragazzina, Hadil Samony, di familiari ne ha persi 11, quando verrà dimessa, non avrà più nessuno che potrà occuparsi di lei. Scusate, qualcuno è in grado di spiegarmi di che missione si trattava? Dalla punizione collettiva alla strage di massa. Un arabo frustrato di nome Raja Chemayel sul suo blog la definisce così: "Prendete un pezzo di terra, lungo 40 chilometri e largo all'incirca…solamente 5 chilometri. Chiamatelo Gaza. Poi riempitelo con un milione e quattrocentomila abitanti. Dopo di che circondatelo con il mare ad ovest, l'Egitto di Mubarak a sud, Israele a nord e ad est e chiamatela la Terra dei Terroristi. Poi dichiaratele guerra e invadetela con 232 carri armati, 687 blindati, 43 postazioni di lancio per jet da combattimento, 105 elicotteri armati, 221 unità di artiglieria terrestre, 346 mortai, 3 satelliti spia, 64 informatori, 12 spie infiltrate e 8000 truppe. E ora chiamate tutto questo 'Israele che si difende'. Adesso fermatevi per un momento e dichiarate che "eviterete di colpire la popolazione civile" e definitevi l'unica Democrazia in azione. Sarà un miracolo, da qualunque punto di vista, evitare di colpire quei civili oppure sarà semplicemente una menzogna dal momento che nessuno potrebbe evitare di colpirli a meno che non sia un bugiardo!! Chiamate tutto questo, di nuovo, "Israele che si difende". E ora arriva la mia domanda: Che cosa succederebbe se questo invasore si rivelasse un bugiardo?? Che cosa accadrebbe a quei civili disarmati?? Come potrebbe perfino Madre Teresa, o addirittura Topolino, con una tale potenza di fuoco, riuscire ad evitare di colpire quei civili in presenza di una tale equazione/situazione/scenario? Chiamate tutto questo come volete. Israele era perfettamente al corrente della presenza di quelle persone disarmate perché è stato proprio Israele a metterle lì!! E allora chiamatelo genocidio! E' più credibile". A parte una paio di leaders brutalmente assassinati, Hamas non ha risentito di questa offensiva, non ha certo perso certo in consensi, semmai ne ha guadagnati. Ogni tanto qualcuno dovrebbe ricordarsi che Hamas non è un gruppuscolo di terroristi, e neanche un partito politico, ma un movimento, e in quanto tale non certo neutralizzabile con una pioggia di bombe a grappolo. Quando domando ai palestinesi un loro parere sulle intenzioni reali di questo brutale massacro, molti rispondono essere in funzione delle elezioni israeliani a febbraio. "Fanno propaganda sulle nostre teste, è sempre stato così alla vigilia di ogni elezione". One Head one vote. Netanyahu che solo un mese fa pareva essere il vincitore certo, nei pronostici ora è dato per perdente dinnanzi agli occhi iniettati di sangue di Olmert e Livni. Avigdor Lieberman è leader di Yisrael Beitenu, al momento la quinta forza politica del paese, ma i sondaggi lo danno in forte crescita specie dopo una dichiarazione come questa: Gaza dovrebbe essere cancellata dalle mappe con una bomba nucleare, come hanno fatto gli Americani con Hiroshima e Nagasaki. Lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua ha dichiarato ieri su Haaretz : "uccidiamo i loro bambini oggi per salvarne tanti domani!". Temo che il suo "Viaggio alla fine del millennio" sia terminato a bordo di un carro armato parcheggiato dinnanzi ad un ospedale in fiamme. Voltaire invitata a rispettare qualsiasi opinione, io invito a smetterla di gettare i semi dell'odio, che qui innaffiati di sangue alimentano il germe di un risentimento insanabile. Restiamo umani.
                        Vik

                        Vittorio Arrigoni
                        Blog: http://guerrillaradio.iobloggo.com/
                        - "Essere studenti vuol dire avere dei diritti, essere del LINK vuol dire difenderli!"

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                          #13
                          ecco le cose che non capirò mai:

                          Fonte Repubblica

                          Haniyeh: "Un fallimento l'operazione israeliana". In una dichiarazione televisiva diffusa in serata il leader di Hamas a Gaza Ismail Haniyeh ha detto che il popolo palestinese ha riportato una "grande vittoria" contro Israele. "Allah ci ha concesso una grande vittoria, non per una fazione o un partito ma per tutto il popolo", ha dichiarato Haniyeh parlando per la prima volta da quando Israele ha proclamato ieri sera il cessate il fuoco unilaterale. "Abbiamo fermato l'aggressione (dell'armata israeliana) e il nemico non è riuscito a realizzare nessuno degli obiettivi", ha aggiunto.

                          Testa di c***o nella tua popolazione ci sono state 1300 vittime, prima di esultare per una vittoria pensaci 10 minuti che c'è veramente poco da esultare.
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                            #14
                            è stata la stessa mia reazione quando ho letto quell'ansa....
                            - "Essere studenti vuol dire avere dei diritti, essere del LINK vuol dire difenderli!"

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