Rilancio del turismo: dà una mano anche l’Università di Bari
• Mondo della ricerca e mondo dell’impresa insieme per puntare sul turismo come settore strategico dello sviluppo territoriale. Si mettono insieme Università di Bari e Confindustria Taranto e creano uno spin-off nel settore turistico per far nascere e crescere nuove imprese sulla base della spinta della ricerca accademica. «Exiteam Srl» è il nome del nuovo spin-off, il primo di questo tipo in Puglia, il ventesimo per l’Ateneo barese, non proprio il primo per Taranto. Ieri a presentare il tutto alla stampa il rettore Corrado Petrocelli, il professor Roberto Santamato (seconda facoltà di Economia di Taranto), per il mondo accademico, nonché - per gli imprenditori - il presidente di Confindustria Luigi Sportelli e Antonio Prota, consigliere delegato al marketing territoriale di Confindustria Taranto, che nello spin-off appena nato ricoprirà l’incarico di amministratore delegato.
Il turismo, dunque, come opportunità di sviluppo territoriale. Ci credono in molti ormai, soprattutto ora che - quanto ad incoming - la Puglia è al primo posto con un indice di 10,5 (definito «strepitoso» da Prota), seguito da Regioni storicamente dedite al turismo come la Sardegna con un indice del 9,4. Di fronte ad una crescita in questi termini, impossibile non pretendere una qualificazione sempre più spinta degli addetti al settore. «Vogliamo far emergere le imprese turistiche pugliesi per questo diamo il nostro contributo di ricerca e teoria. Le imprese ci mettono il loro contributo di concretezza» dice Santamato. E, poiché, prosegue Santamato, mancano i referenti del settore e le figure specializzate per dare una spinta al turismo in Puglia, nasce l’idea dello spin-off che ha tra i suoi partner Università, Finindustria, Consorzio Costalba, Consorzio Le Cento Masserie, Sincon srl, Società Consortile Puglia Turismi, privati che costituiscono il 70% della compagine sociale di «Exteam Srl» (il 10% è rappresentato dall’Università, il 20% da due docenti universitari).
A spiegare la portata dell’iniziativa sono in primo luogo il rettore Petrocelli e il presidente Sportelli. E se quest’ultimo mette in evidenza l’impegno della Confindustria per lo sviluppo di imprese socio-eco-compatibili e la coniugazione dell’eccellenza accademica con le migliori pratiche delle imprese, al rettore Petrocelli piace invece evidenziare come l’Università faccia da catalizzatore nella valorizzazione della ricchezza della nostra terra, nella convinzione che l’innovazione venga dalla ricerca. Per il rettore questo spin-off nel turismo è una ulteriore conferma dell’impegno dell’ateneo barese per Taranto. Non manca di ribadire il proprio cruccio per la tendenza a criticare i tagli resisi necessari nell’offerta formativa non solo a Taranto, ma anche a Bari, mentre non ci si rende conto delle risorse destinate al polo jonico ( fondi per la ristrutturazione delle sedi, la realizzazione di laboratori, i posti per prof di ruolo, le tre facoltà qui istituite). Ed ancora un cruccio è espresso per quella mancata attenzione (in termini di finanziamenti) per il polo scientifico tecnologico che, nei progetti di Area vasta, darebbe il meglio in ambito ambientale. Ora anche questo nuovo spin-off. Una ventina gli spin-off lanciati dall’Ateneo barese in circa tre anni. Petrocelli rammenta che al suo insediamento ce ne era solo uno (in Chimica dei materiali). Oggi si spazia dal settore umanistico a quello dei servizi, dei beni librari, l’archeologia, tutti caratterizzati da una forte valenza internazionale, in grado cioè di attrarre risorse dall’estero. Lo spin-off nel settore turistico parte con idee concrete: la realizzazione di una «green road» in grado di utilizzare un sistema infrastrutturale definito quasi perfetto ma che stenta a decollare, il sistema delle masserie anche per la destagionalizzazione del turismo, i bacini marini, le opportunità culturali del territorio. Progetti in cantiere anche per finanziare piccoli B&B, realizzare un «convention bureau», puntare sul turismo congressuale.
articolo di Maria Rosaria Gigante
pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di martedì 7 Settembre 2010
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