Il Politecnico conferma o taglia?
Trattative febbrili quelle condotte fino a ieri sera nei Dipartimenti del Politecnico di Bari in vista della seduta congiunta del Senato accademico e del consiglio d'amministrazione con all'ordine del giorno il varo definitivo dell'offerta formativa del prossimo anno accademico. Offerta che deve fare i conti con il decreto 47 del 30 gennaio scorso che impone nuovi criteri numerici per ciascun corso di laurea decentrato ai fini del suo accreditamento. Purtroppo si sarebbe scoperto solo sabato scorso, con l'apertura dell'area per l'inserimento dell'offerta formativa (area che chiude il 24 maggio), che la previsione dei 12 docenti per ciascun corso di laurea (in totale sono necessari 60 per confermare tutta l'offerta tarantina) non è in prospettiva, ma immediata, cioè sin dal prossimo anno accademico. Quanto è bastato a mettere definitivamente in crisi il sistema, già carente del numero sufficiente di docenti sia a livello centrale che periferico per garantire l'intera offerta formativa oggi esistente. Per intendersi, a Taranto tre corsi di laurea triennali e tre magistrali. Sicché anche la conferma da parte della Regione - giunta ieri attraverso le dichiarazioni dell'assessore alle Risorse agroalimentari, Fabrizio Nardoni - di voler mettere in campo risorse per l'assunzione di oltre una ventina di nuovi ricercatori, dovendo fare i conti con programmazioni più a lunga scadenza, non riesce a garantire il fabbisogno nell'immediato, né tanto meno entro dopodomani. Sarà, dunque, il Senato accademico di oggi a dover fare scelte politiche, ma non si potrà non tener conto delle assicurazioni date dal rettore Nicola Costantino. E cioè se i tagli si renderanno necessari, questi coinvolgeranno sia Taranto che Bari.
Intanto qualche “miracolo” pare essersi verificato. Mentre già dall'altro ieri il Dipartimento di Ingegneria civile ed ambientale aveva fornito la disponibilità dei docenti necessari a coprire il fabbisogno dell'offerta formativa di quel settore (Civile e Ambientale), solo ieri ci si sarebbe accordati, dopo un'estenuante trattativa, anche nel Dipartimento di Ingegneria elettronica e dell'informazione per garantire 12 docenti che coprirebbero quindi il corso di laurea triennale della sede tarantina. Docenti provenienti tutti dall'interno del Dipartimento, senza dover quindi ricorrere a “prestiti” di altri Dipartimenti. La disponibilità sarebbe venuta anche da docenti non tradizionalmente impegnati a Taranto facendo così salire da 8 (gli attuali) a 12 i docenti del settore. Tra gli ulteriori 4 resisi disponibili, ci sarebbero anche ordinari della sede di Bari. Forse a svolgere un ruolo d'attrazione ci sarà stata anche la prospettiva di ricerca innovativa che potrebbe essere effettuata a Taranto con l'imminente arrivo di attrezzature di ricerca (acquisite con fondi europei) uniche nel Mezzogiorno. Rimarrebbe ora il nodo della laurea magistrale sempre in questo settore, nodo che saranno però oggi Senato e cda a sciogliere.
Da rilevare che ieri sera anche il Dipartimento di Meccanica ha deciso di mettere a disposizione i docenti per Taranto, motivo per cui oggi si attende la decisione dei due organismi di governo del Politecnico.
Intanto, che fa la Regione? “Si fa garante delle esperienze universitarie del polo di Taranto e Foggia - dice Nardoni - e sarà in grado di supportare finanziariamente la richiesta di ricercatori su progetti specifici legati all'ambiente, all'agricoltura e all'agro-ingegneria e consolidare così anche l'attività didattica”. In particolare si pensa ai fondi Fas destinati al settore ricerca in Ingegneria ambientale. “Modalità di intervento - specifica Nardoni - che ci consentirà di aggirare le strettoie imposte dal ministero, assicurare l'attivazione di borse di ricerca da destinare appunto all'avvio di didattica adeguata, ma al tempo stesso permettere all'Università di interagire direttamente con le dinamiche e le richieste di risanamento, bonifica e studio che riguarderanno Taranto e la sua provincia”.
articolo di Maria Rosaria Gigante
pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Mercoledì 22 Maggio 2013
IL FUTURO DELL'ISTRUZIONE: STANDO AL DECRETO 47 DI GENNAIO, SERVONO SUBITO 12 DOCENTI PER CIASCUN CORSO DI LAUREA, IN TOTALE 60 PER LA SEDE DI TARANTO
Il Politecnico conferma o taglia?
Senato accademico e cda chiamati a decidere sull'offerta. Il nodo dei docenti che mancano
Il Politecnico conferma o taglia?
Senato accademico e cda chiamati a decidere sull'offerta. Il nodo dei docenti che mancano
Trattative febbrili quelle condotte fino a ieri sera nei Dipartimenti del Politecnico di Bari in vista della seduta congiunta del Senato accademico e del consiglio d'amministrazione con all'ordine del giorno il varo definitivo dell'offerta formativa del prossimo anno accademico. Offerta che deve fare i conti con il decreto 47 del 30 gennaio scorso che impone nuovi criteri numerici per ciascun corso di laurea decentrato ai fini del suo accreditamento. Purtroppo si sarebbe scoperto solo sabato scorso, con l'apertura dell'area per l'inserimento dell'offerta formativa (area che chiude il 24 maggio), che la previsione dei 12 docenti per ciascun corso di laurea (in totale sono necessari 60 per confermare tutta l'offerta tarantina) non è in prospettiva, ma immediata, cioè sin dal prossimo anno accademico. Quanto è bastato a mettere definitivamente in crisi il sistema, già carente del numero sufficiente di docenti sia a livello centrale che periferico per garantire l'intera offerta formativa oggi esistente. Per intendersi, a Taranto tre corsi di laurea triennali e tre magistrali. Sicché anche la conferma da parte della Regione - giunta ieri attraverso le dichiarazioni dell'assessore alle Risorse agroalimentari, Fabrizio Nardoni - di voler mettere in campo risorse per l'assunzione di oltre una ventina di nuovi ricercatori, dovendo fare i conti con programmazioni più a lunga scadenza, non riesce a garantire il fabbisogno nell'immediato, né tanto meno entro dopodomani. Sarà, dunque, il Senato accademico di oggi a dover fare scelte politiche, ma non si potrà non tener conto delle assicurazioni date dal rettore Nicola Costantino. E cioè se i tagli si renderanno necessari, questi coinvolgeranno sia Taranto che Bari.
Intanto qualche “miracolo” pare essersi verificato. Mentre già dall'altro ieri il Dipartimento di Ingegneria civile ed ambientale aveva fornito la disponibilità dei docenti necessari a coprire il fabbisogno dell'offerta formativa di quel settore (Civile e Ambientale), solo ieri ci si sarebbe accordati, dopo un'estenuante trattativa, anche nel Dipartimento di Ingegneria elettronica e dell'informazione per garantire 12 docenti che coprirebbero quindi il corso di laurea triennale della sede tarantina. Docenti provenienti tutti dall'interno del Dipartimento, senza dover quindi ricorrere a “prestiti” di altri Dipartimenti. La disponibilità sarebbe venuta anche da docenti non tradizionalmente impegnati a Taranto facendo così salire da 8 (gli attuali) a 12 i docenti del settore. Tra gli ulteriori 4 resisi disponibili, ci sarebbero anche ordinari della sede di Bari. Forse a svolgere un ruolo d'attrazione ci sarà stata anche la prospettiva di ricerca innovativa che potrebbe essere effettuata a Taranto con l'imminente arrivo di attrezzature di ricerca (acquisite con fondi europei) uniche nel Mezzogiorno. Rimarrebbe ora il nodo della laurea magistrale sempre in questo settore, nodo che saranno però oggi Senato e cda a sciogliere.
Da rilevare che ieri sera anche il Dipartimento di Meccanica ha deciso di mettere a disposizione i docenti per Taranto, motivo per cui oggi si attende la decisione dei due organismi di governo del Politecnico.
Intanto, che fa la Regione? “Si fa garante delle esperienze universitarie del polo di Taranto e Foggia - dice Nardoni - e sarà in grado di supportare finanziariamente la richiesta di ricercatori su progetti specifici legati all'ambiente, all'agricoltura e all'agro-ingegneria e consolidare così anche l'attività didattica”. In particolare si pensa ai fondi Fas destinati al settore ricerca in Ingegneria ambientale. “Modalità di intervento - specifica Nardoni - che ci consentirà di aggirare le strettoie imposte dal ministero, assicurare l'attivazione di borse di ricerca da destinare appunto all'avvio di didattica adeguata, ma al tempo stesso permettere all'Università di interagire direttamente con le dinamiche e le richieste di risanamento, bonifica e studio che riguarderanno Taranto e la sua provincia”.
articolo di Maria Rosaria Gigante
pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Mercoledì 22 Maggio 2013
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